Mettere in discussione è l'unico modo per evolversi (sul serio).
Spesso
mi è capitato di dire che uno degli aspetti caratteriali che mi ha
permesso di crescere a livello personale e professionale si sintetizza
in una frase:
"Metti sempre in discussione ciò che sai e percepisci".
N.B. Quando parlo di crescita mi riferisco a me stesso. Esempio: Prima ero un coglione. Ora sono un coglione evoluto :)
Lasciate che spieghi un pò meglio cosa intendo e perché spero possa portare beneficio anche ad altri. Sopportatemi :)
Spesso
si confonde l'atto di mettere in discussione con la critica sterile. In
realtà l'atto di mettere in discussione non ha nulla a che fare con la
critica, ma con la "rielaborazione delle informazioni", o più
semplicemente "ragionare con la propria testa".
La critica si basa spesso sul "pregiudizio" ed è sempre "contro qualcuno". Serve a danneggiare.
Mettere
in discussione, per come lo intendo io, significa invece restare in
silenzio, ascoltare, studiare, apprendere, digerire e infine RIELABORARE
le informazioni al fine di migliorare ciò che abbiamo appreso. Ciò che
mettiamo in discussione non sono gli altri in realtà, ma noi stessi, ciò
che fino a quel momento siamo e/o abbiamo appreso.
Mettere
in discussione non serve a cercare colpe, non serve a dimostrare che
qualcuno sbaglia, serve a migliorare il sapere e la cultura personale e,
di conseguenza, di chi ci sta vicino.
Gran
parte delle grandi scoperte ed invenzioni del mondo si devono a
qualcuno che ha avuto il coraggio e la cultura minima per mettere in
discussione ciò che lo precedeva.
Cosa
intendo per cultura minima? È molto semplice. Non possiamo mettere in
discussione (e quindi rielaborare a modo nostro) ciò che non conosciamo
abbastanza bene.
Chi mette in discussione ciò che neanche conosce è un povero coglione.
Ciò
vuol dire che la "cultura" in qualunque ambito e il "mettere in
discussione", inteso come rielaborazione delle informazioni acquisite,
si susseguono costantemente nel medesimo processo di crescita ed
evoluzione.
Studio e Imparo ->
--> Rielaboro
----> Imparo
-----> Rielaboro
------> Imparo
-------> Rielaboro
--------> Imparo
---------> Rielaboro
----------> Imparo
....
Imparare
e basta significa accontentarsi a tutti gli effetti della realtà che
qualcuno ha rielaborato prima di noi, del cosiddetto "status quo".
Significa FERMARSI. Significa affidarsi completamente a ciò che gli
altri hanno pensato, applicato, sperimentato prima di noi. Non c'è nulla
di male in questo per carità... è solo una questione di SCELTE.
Rielaborare
ciò che abbiamo imparato e approfondito ci porta invece allo scalino
successivo nell'ambito che più ci interessa. Chi l'ha provato sa bene
che è una bella sensazione :)
Perchè vi sto tediando con questo pippone?
Perchè
probabilmente a molti di voi non interessa per nulla, ma ad alcuni di
voi si è accesa una "lampadina". Qualcuno di voi si è sentito chiamato
in causa, si è trovato alcune volte a pensare qualcosa di questo tipo:
"...eppure secondo me si può fare diversamente, si può fare meglio..."
Se
vi sentite dei "ricercatori" come me, un pò fuori di testa, un pò
diversi, se non vi accontentate mai di ciò che imparate anche quando
sembra NON esserci "nulla da aggiungere e migliorare", se non domite la
notte per studiare, sperimentare e rielaborare informazioni acquisite da
altri, se vi sta sul cazzo NON farvi sempre un'idea personale, allora
non spegnete mai questa fiamma.
Ragionare
con la propria testa non inquina, lo giuro, rispetta tutte le norme
comunitarie ed extracomunitarie, non provoca allergie e malattie
psicosomatiche (su quest'ultimo punto non scommetterei :D)... può fare
solo del bene e voi e a chi vi vuole bene.
E
vi chiederete cosa c’entra la soluzione che offri ad un problema
specifico attraverso questo blog divulgativo con il “mettere in
discussione”? Per quel poco che conta nella vostra vita vi prego di
imparare, sperimentare, digerire, elaborare ciò che dico io in questo
blog…se mi ritenete degno di attenzione, MA dopo... mettete in
discussione per cercare di migliorare ciò che imparate.
Se gli analfabeti funzionali in Italia sono il 47%, il messaggio è ovviamente rivolto al restante 53% ;)
Grazie.
Filippo Bagno marketing&vendite
P.s. Analfabetismo funzionale
In Italia tra gli spiacevoli primati abbiamo quello infelice del maggior tasso di analfabeti funzionali del mondo.
L’analfabeta
funzionale non è colui che non sa parlare, leggere o scrivere in toto.
E’ colui invece che possiede una scolarizzazione di base ma ad esempio,
pur riuscendo a leggere un testo non è in grado di comprenderne il
significato.
“In
breve, quando sono posti di fronte a materiali stampati, gli adulti
funzionalmente analfabeti non possono operare efficacemente nella
società moderna e non possono svolgere adeguatamente compiti
fondamentali come riempire una domanda d’impiego, capire un contratto
legalmente vincolante, seguire istruzioni scritte, leggere un articolo
di giornale, leggere i segnali stradali, consultare un dizionario o
comprendere l’orario di un autobus.” Fonte Wikipedia.
In
Italia una persona su due è in pratica incapace di capire cosa gli stai
dicendo quando gli parli se esci dalla sua ristretta cerchia di parole e
concetti che è in grado di comprendere e che gli sono familiari.
Se
fai il blogger, una professione per la quale di mestiere parli con le
persone, penso te ne sarai accorto senza bisogno che io ti riporti
questi dati.
Ma il peggio non è ancora questo. Tullio De Mauro, il famoso linguista autore del libro diventato un classico, Storia linguistica dell’Italia unita, ci riporta alcuni dati ancora più impressionanti: per esempio, quel 71% della popolazione italiana che si trova al di sotto del livello minimo di comprensione nella lettura di un testo di media difficoltà. Al che corrisponde un misero 20% che
possiede le competenze minime «per orientarsi e risolvere, attraverso
l’uso appropriato della lingua italiana, situazioni complesse e problemi
della vita sociale quotidiana».
Questo significa in maniera iper-semplificata, che se di mestiere fai il venditore, ben quattro persone su cinque non capiranno quello che dici.